Dolci per le Festività

Il Pangiall’Oro di Angelo Colapicchioni, il dolce natalizio di Roma

“Non ho mai capito come fosse possibile che una città come Roma, che sulla sua storia millenaria ci ha costruito i fasti della città Caput Munti, abbia di contro completamente dimenticato di valorizzare il suo dolce di Natale” – afferma Angelo Colapicchioni, parlando del Pangiall’Oro

Nato a Roma da una famiglia trasferitasi negli anni 20 dalla Sabina, Angelo Colapicchioni è la terza generazione di una famiglia d fornai la nonna difatti è stata una delle prime panificatrici dell’alto Lazio.

Quindi Angelo sin da giovanissimo si scopre inevitabilmente fornaio nel panificio di famiglia, legato profondamente al suo lavoro ma anche alla città che l’ha visto nascere e in cui il forno di via Tacito ha sempre lavorato alacremente.

Ed è proprio l’amore verso la sua città che ha spinto Angelo a cercare tra la storia di Roma trovando le origini di un dolce del periodo imperiale, la cui storia si perde nella notte dei tempi, il “pangiallo”, una preparazione a base di miele, frutta secca, menzionata per la prima volta da Marco Gavio Apicio nel suo De Re Coquinaria”.

Lo scrittore latino raccontava questo dolce facendo riferimento alle sue povere origini e che come tantissime preparazioni che caratterizzano ancora oggi la cultura culinaria capitolina, era il frutto del recupero di scarti.
Frutta secca, miele, in qualche occasione mosto d’uva il tutto impastato e cotto insieme al pane nei forni di terra cotta. Inoltre la storia ci racconta che il pangiallo veniva realizzato nel periodo natalizio, per essere offerto in dono.

Il Pangiall’Oro di Angelo Colapicchioni, come nasce

Questa usanza di fatto è andata persa ma Angelo è riuscito a recuperare una ricetta storica caduta nel dimenticatoio e reinterpretandola dopo essersi documentato dando vita al Pangiall’Oro del forno Colapicchioni.

La ricetta è quella raccontata da Apicio nel 1° secondo d.c., e Angelo l’ha perfezionata semplicemente scegliendo gli ingredienti migliori come le nocciole laziali, il pistacchio di Bronte, il miele biologico, frutta candita, cioccolato fondente, mandorle siciliane o pugliesi. La pagnotta infine è rivestita con un involucro a base di uova che conferisce al dolce quel colore dorato da cui ha origine il nome Pangiall’Oro che verrà brevettato nel 2002.

Angelo ci tiene a precisare che il dolce, anche se è profondamente legato alle festività natalizie, nel suo forno di via Tacito è sempre disponibile del resto nel corso degli anni è diventato il prodotto di punta di Colapicchioni tanto da meritarsi una targa rossa con scritta dorata anche nell’altra sede di via Properzio.

Il Pangiall’Oro visto il successo ottenuto, è anche stato protagonista di interessanti “rivisitazioni” come quella nata grazie ad un sacchetto di pepe nero. Un giorno un amico andò a fargli visita nel laboratorio di via Tacito e oltre ai saluti gli portò un sacchetto del pregiato pepe malesiano. Angelo lo apre e… “E che ci dovrei fare con questo?!” il suo amico risponde “E’ del pepe nero malesiano di Sarawak. Inventa un dolce! Per te sarà facilissimo!”.

E proprio da quel sacchetto di pepe di Sarawak nasce il Pan Pepato Imperiale. In questa versione ci sono anche dei frutti esotici tipici malesiani come papaia, ananas e spezie come lo zenzero.

Possiamo considerare questi dolci due interessanti e golose alternative ai classici panettone e pandoro, per festeggiare con un sapore nuovo le festività natalizie,  gustando un dolce romano fortunatamente recuperato.

 

Fonte: comunicati-stampa.net

Germana Ferrante

Giornalista

Capo Redattrice e giornalista per Green Planet News. Ha lavorato per molti anni nel mondo editoriale presso la A. Manzoni & C. S.p.a., storica concessionaria di pubblicità del Gruppo Editoriale L’Espresso.

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